Il progetto

L’Italiano per accompagnare.
Un percorso di azione e (anche) di ricerca 

di Marcello Amoruso, Mari D’Agostino, Yousif Latif Jaralla

copertina

Nuovi arrivi e vecchie emergenze

Estate 2012. Piena crisi economica. L’Europa ristagna, l’Estremo Oriente corre, i Paesi poveri si muovono, con i loro piccoli bagagli. Il Mediterraneo si gonfia di sempre più numerose barche della speranza. Al loro interno, stipati e privati della loro dignità per un viaggio che può durare anche otto giorni, ci sono tanti uomini, donne, giovani e bambini. Dentro i barconi qualcosa di nuovo accade: la presenza di minori in viaggio senza genitori raggiunge numeri prima sconosciuti. Approdati quasi sempre nei porti siciliani vengono identificati, dislocati in una struttura d’accoglienza temporanea, sottoposti alle procedure per l’apertura della tutela e assegnati a una comunità di accoglienza.
Questo progetto ha avvio nei primi giorni di luglio del 2012 quando alla tradizionale chiusura estiva delle diverse istituzioni scolastiche, e anche di molti centri del volontariato, fa da contraltare il fervore di attività dell’ex Convento di Sant’Antonino, sede della Scuola di Lingua italiana per Stranieri dell’Università di Palermo. Giovani da tutte le parti del mondo scelgono da diversi anni questa realtà per frequentare corsi intensivi estivi di lingua e cultura italiana, una delle tante summer school che quasi sempre sono sinonimo non solo di studio ma anche di confronti fra giovani, di amori estivi e di amicizie che a volte durano tutta la vita. Insieme a questa variegata popolazione internazionale nelle nostre classi in maniera non sistematica, ma costante negli anni, vengono accolti migranti adulti, per lo più con alta scolarizzazione, bisognosi più di tutti gli altri di imparare la lingua rapidamente.
Attraverso segnalazioni che giungono quasi sempre dall’Ufficio Nomadi ed Immigrati del Comune di Palermo, in pochi giorni in quell’estate del 2012 le richieste per l’inserimento di nuovi studenti diventano sempre più numerose: bussano alla porta della nostra segreteria non solo adulti migranti con in mano il numero di telefono e l’indirizzo della nostra sede, con forte motivazione e sguardi fieri, ma per la prima volta anche giovani sperduti accompagnati dai referenti delle comunità alloggio. La scelta di accoglierli tutti, al di là di quanto sarebbe stato ragionevole fare, è stata in realtà una non scelta. Non si poteva decidere diversamente di fronte a quei ragazzi ancora confusi e incerti, con alle spalle viaggi a volte di anni, che avevano di fronte una lunga estate vuota, prima che altre opportunità formative riaprissero i battenti.
Non sapevamo ancora quanto questa nuova sfida ci avrebbe impegnati, conoscevamo pochissimo i minori stranieri non accompagnati (da ora in poi msna) sotto il profilo dell’apprendimento, non sapevamo in che modo e quanto la presenza di tali ‘nuovi’ studenti avrebbe modificato l’assetto didattico precedente, tarato su un altro profilo di apprendente: giovani ed adulti altamente scolarizzati spesso innamorati della nostra cultura e della nostra arte, a cui fare conoscere scrittori e giornalisti (ai quali chiediamo di presentare nelle nostre aule il loro ultimo libro o di raccontare una nuova inchiesta), da condurre in gita alla Valle dei Templi e alla casa Memoria Peppino Impastato di Cinisi, o al Teatro Massimo per un concerto o per una Opera. Per i ‘ragazzi dei barconi’ quali materiali didattici usare? Quali momenti di svago? E soprattutto come tenere insieme vecchi e nuovi studenti?
Dopo poche settimane era ancora più chiaro che non si trattava di aggiungere una nuova sedia lasciando invariato tutto il resto. Una certezza da sempre ha guidato le nostre scelte: accoglienza, inclusione e qualità dei percorsi formativi, quindi qualità dei risultati raggiunti, non possono che essere declinati assieme. E in questo caso non sarebbe stato semplice.

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Minori stranieri dai barconi all’Università.
Introduzione al volume

maris

Il volume  racconta una esperienza per molti versi unica, di inclusione ed accoglienza anzitutto, ma anche di professionalità e tenacia, che a partire dall’estate del 2012 si realizza all’Università di Palermo. Da quasi due anni, dapprima poche decine e poi sempre più numerosi studenti, nel complesso oggi più di duecento, con lo status giuridico di minori non accompagnati hanno appreso e apprendono la lingua italiana insieme a coetanei di tutto il mondo (studenti Erasmus, studenti stranieri di progetti di scambio, dottorandi, etc. ) all’interno della Scuola di Lingua italiana per Stranieri dell’Ateneo. Quest’ultima è una struttura nata nel 2008 partendo dall’idea che la lingua (e in particolare in questo caso la lingua italiana) sia anzitutto luogo di incontro fra realtà diverse, fra l’università di Palermo e università straniere, fra uomini, donne, giovani provenienti da tutto il mondo, ma anche fra studenti italiani, accolti come tutor e come docenti in formazione, e giovani o adulti migranti che risiedono nella stessa città. L’apertura a questa fetta di utenza fa parte anch’essa del DNA della Scuola di italiano impegnata da sempre, con progetti rivolti sia a bambini che a docenti, nelle istituzioni scolastiche cittadine con forte presenza di allievi non italofoni. Una particolare tipologia di persone migranti, quasi certamente le più fragili, è quella a cui è dedicato questo libro.

I protagonisti di questa storia, che nelle pagine seguenti conquisteranno la scena a poco a poco fino alla assoluta ribalta nella seconda e ultima sezione del volume, sono infatti coloro i quali nella legislazione italiana vengono definiti “minori stranieri non accompagnati” (d’ora in poi msna o semplicemente minori), cioè «minori stranieri, presenti nel territorio dello Stato, non aventi cittadinanza italiana o di altri Stati dell’unione europea che, non avendo presentato domanda di asilo, si trovano in Italia, privi di assistenza e di rappresentanza da parte di genitori o di adulti per lui legalmente responsabili». Questi due elementi anzitutto, la giovane età e la separazione dai genitori, inducono la legislazione internazionale a considerare questi ragazzi soggetti vulnerabili e quindi oggetto di particolare attenzione. Il sistema di protezione italiano in accordo con la normativa internazionale prevede, oltre al divieto di espulsione, parità di trattamento con i cittadini italiani in tema di assistenza sanitaria e di obbligo scolastico e l’inserimento in un sistema stabile di accoglienza che fa riferimento a una pluralità di soggetti istituzionali diversi, dal Ministero dell’Interno ed altre amministrazioni pubbliche statali, alle Regioni ed Enti Locali e a molteplici realtà pubbliche e private che intervengono come erogatori di servizi.

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Gli autori

MARI D’AGOSTINO è professore ordinario di Linguistica italiana presso l’Università di Palermo. Dirige la Scuola di Lingua italiana per Stranieri e coordina il Master di II livello in “Teoria, progettazione didattica dell’italiano come lingua seconda e straniera” dello stesso Ateneo e il dottorato di ricerca in “Studi letterari, filologico-linguistici e storico-culturali”. Fra le sue pubblicazioni più recenti, il volume Sociolinguistica dell’Italia contemporanea (Il Mulino, 2012), e i saggi: Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo (in Tullio Telmon, a cura di, Varietà linguistica, III Volume di L’Italia e le sue regioni, Treccani editore, 2015) e Palermo. Da “felicissima” a “irredimibile”, e oltre, (in Pietro Trifone, a cura di, Città italiane. Storie di lingue e culture, Carocci 2015), ha inoltre co-curato gli Atti del XIII Congresso della Associazione italiana di Linguistica Applicata (AitLA), Varietà dei contesti di apprendimento linguistico (Milano 2014).

MARCELLO AMORUSO, dottorando di ricerca, collabora con la Scuola di Lingua italiana per Stranieri dal 2008. Nello stesso anno frequenta il corso di formazione per docenti di lingua alla scuola Dilit – International House di Roma. Nel 2012 consegue il Master “Didattica dell’italiano come lingua non materna”. Dal 2009 fa ricerca all’interno dell’orientamento glottodidattico che unisce le tecniche teatrali all’insegnamento della lingua. Nello stesso ambito conduce corsi rivolti a bambini, ragazzi e adulti. Dal 2012 è referente per il progretto di inclusione linguistico per msna della Scuola di Italiano.

YOUSIF LATIF JARALLA è un videomaker e narratore iracheno. Si trasferisce in Italia nel 1980 per compiere i suoi studi all’Accademia di Bella Arti di Roma. A partire dagli anni ‘90 porta in scena i suoi spettacoli che hanno come temi centrali la guerra e i racconti dalla tradizione sufi e che traggono origine dal modello narrativo dei cantastorie mediorientali.

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I testi e le foto del blog sono tratti dal libro  “Dai barconi all’università – Percorsi di inclusione linguistica per minori stranieri non accompagnati” a cura di Marcello Amoruso, Mari D’Agostino, Yousif Latif Jaralla edito dalla Scuola di Lingua italiana per Stranieri – Università di Palermo.

La foto di copertina e tutte le altre all’interno del volume sono state scattate da Antonio Gervasi dall’autunno del 2012 alla primavera del 2015 all’interno del percorso di inclusione linguistica a cui è dedicato questo volume.

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